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Una città di scienziati

La sigla è “Papum”, e significa “Progetto arte pubblica e monumenti”, del Comune di Torino:
all’interno del settore “Decoro urbano”, si occupa di tutto ciò che riguarda l’arte. Dispone di un sito internet assai interessante (all’indirizzo www.comune.torino.it/papum) e, tra l’altro propone particolari chiavi d’accesso alla città. Come quella che ora Giubileo andrà a illustrare in dieci tappe, che guarda a un aspetto di Torino spesso dimenticato: quello di città della scienza. Guglia Beccaria: ai margini di piazza Statuto, un obelisco al centro di quello che è ingiustamente classificato come “cuore nero” della città ricorda le misurazioni effettuate da padre Beccaria, sull’asse Torino-Rivoli (dove c’è un secondo obelisco), per misurare l’arco di meridiano definito Gradus Taurinensis. Padre Giovanni Battista Beccaria fu una importante personalità scientifica, fu tra i riformatori dell’Ateneo di Torino nel XVIII secolo e inventore del parafulmine. La città gli intitolò un piccolo tratto di corso sul prolungamento di corso San Maurizio, di soli 100 metri, che per un certo periodo fu il corso più corto della città: oggi invece il record spetta a corso Menotti, alla Crocetta, di soli 60 metri.

Traforo del Frejus: tra chi bazzica in ambienti esoterici, anche piazza Statuto non gode di una buona fama perché addirittura vi si troverebbe un ingresso all’Inferno! Il grande monumento sormontato dalla statua alata del Genio della Scienza ricorda la costruzione del traforo ferroviario del Frejus, aperto al traffico nel 1871. Il monumento celebra gli ingegneri Sommeiller, Grandis e Grattoni, che diressero i lavori, ma dimentica il commissario di dogana di Bardonecchia Giuseppe Medail, che già nel 1840 propose a re Carlo Alberto l’idea di scavare un tunnel proprio in quel punto, per collegare l’Italia alla Francia. Pietro Paleocapa: nell’omonima piazza un monumento ricorda l’ingegnere bergamasco che fu ministro dei Lavori pubblici, promosse l’ampliamento della rete stradale e ferroviaria piemontese e sostenne due importanti progetti: il traforo del Frejus e il taglio dell’istmo di Suez. Giuseppe Lagrange: il monumento è al centro della piazza omonima. Ricorda il grande matematico che fu tra i fondatori della Regia accademia delle scienze di Torino. Fu una delle personalità scientifiche più influenti del XVIII secolo.

Galileo Ferraris: la statua in bronzo dello scienziato si affaccia su un’aiuola dell’omonimo corso e ha, tra le scritte alla base, il motto “La scienza ha ideali più alti di quello dell’utile materiale diretto”. Ferraris fu uno dei primi studiosi dell’elettromagnetismo, e il fondatore della Scuola di elettrotecnica poi incorporata nel Politecnico. Serie di Fibonacci: l’opera “Il volo dei numeri”, dello scultore Mario Merz, nel 2000 è stata appoggiata alla cupola della Mole Antonelliana. Leonardo Fibonacci fu un matematico pisano (1170-1240), tra i protagonisti della rinascita delle scienze esatte dopo la decadenza dell’età tardo antica e del basso medioevo. Introdusse in Europa la numerazione araba, basata su nove cifre e lo zero. Quintino Sella: il monumento allo scienziato e statista si trova in corso Massimo d’Azeglio, e lo ritrae nei panni di geologo. Sella, però, è ricordato soprattutto come rigorosissimo ministro delle Finanze, tanto da definire la sua una “politica delle economie fino all’osso”; fu inoltre tra i fondatori del Club Alpino Italiano. In veste di alpinista fu a capo della prima spedizione italiana (la terza in assoluto) a raggiungere la vetta del Monviso.

Ascanio Sobrero: la sua statua si trova in corso Massimo d’Azeglio, e lo ricorda come inventore di “esplodenti di meravigliosa potenza”. Fu infatti lui, nel 1874, a scoprire la nitroglicerina, ingrediente di base della dinamite.
Per dimostrare ad altri scienziati quando potente fosse l’esplosivo da lui scoperto, Sobrero ne deponeva una minima quantità su una incudine, e poi la colpiva con un martello: lo scoppio gli strappava di mano l’attrezzo.
Guglielmo Marconi: all’interno del parco del Valentino un busto ricorda l’inventore del telegrafo senza fili, il sistema di comunicazione che annullò le distanze tra i continenti. In suo onore, il giorno successivo alla morte, tutte le stazioni radio del mondo interruppero le trasmissioni per due minuti. Grazie alla scoperta dello scienziato italiano, le navi transatlantiche si dotarono del “marconista”, addetto al telegrafo senza fili, da impiegare anche in caso di naufragio. Il primo caso di soccorso in mare grazie al telegrafo senza fili avvenne nel 1909, quando il transatlantico Republic fu speronato dal piroscafo Florida: tutti i passeggeri vennero salvati.
Sole Aerospazio: in piazza Adriano, questa statua (1990) di Giò Pomodoro ricorda il ventesimo anniversario di fondazione dell’Aeritalia, e i suoi successi in campo aerospaziale.