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La migliore gioventù Sport e Grande Guerra

Erano abituati a gareggiare per le medaglie: ma non certo per quelle al valore militare. A quei giovani è dedicato il saggio La migliore gioventù - Vita, trincee e morte degli sportivi italiani nella Grande Guerra , scritto dall’alpinista Daniele Nardi e dal giornalista Dario Ricci per Infinito Edizioni (204 pagine, 14 euro, disponibile in ebook). A corredo del saggio la prefazione del presidente del Coni Giovanni Malagò , l’introduzione dello storico Sergio Giuntini e la postfazione dello storico David Baldini .

“La vicenda umana, militare e sportiva nell’emozionante testo di Nardi e Ricci s’intreccia con quella di Ferdinando Altimani, Vittorio Pozzo, Mosso III, Biagio Goggio, Giuseppe Caimi, Guido Romano, Virgilio Fossati, Mario Meneghetti, Enzo Ferrari, Tazio Nuvolari, Benigno Dalmazzo, Alfredo Armano, Enrico Canfari, Luigi Forlano, Emilio Corbelli, Giuseppe Ticozzelli, Giuseppe Sinigaglia, Amedeo Polledri e altri ancora – commenta Giuntini - Marciatori, calciatori, ginnasti, pugili, ciclisti, schermidori, canottieri, piloti automobilistici, ognuno con una storia di piccoli e grandi eroismi. Molti caduti sul campo. Tutti tornati a rivivere in questo libro senza retorica, onesto e obiettivo nel suo descrivere la Grande Guerra con un respiro ricco di veri, indimenticabili, momenti di gloria”.

Ad aprire la carrellata di personaggi una storia triste anche se non tragica: quella del marciatore Ferdinando Altimani , bronzo alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912, primo italiano a salire sul podio della marcia. Prima di essere arruolato segnò ancora il record mondiale dell’ora di marcia, che non fu omologato perché la prova si svolse su una pista non regolamentare.
Ma poi arriva il fronte: il caporale dei Granatieri Altimani, nei combattimenti a Oslavia, viene ferito alle gambe. Sopravviverà, ma senza più possibilità di gareggiare.

Pagò il suo tributo al fronte anche Vittorio Pozzo, il commissario tecnico che in soli quattro anni accompagnò la Nazionale di calcio al doppio successo mondiale consecutivo (1934-1938, record ancora imbattuto per un allenatore) e all’oro olimpico (Berlino 1936).
La guerra scoppia quando Pozzo è in tournée in Sudamerica col Torino. Al rientro trova la cartolina precetto: con la penna nera degli Alpini combatterà sui luoghi più “caldi” del fronte e, purtroppo, perderà parecchi ragazzi incontrati quando allenava il Torino o la Nazionale.

Tra i caduti al fronte c’è Virgilio Fossati , sottotenente di fanteria: era stato capitano dell’Inter e della Nazionale, era una delle figure-simbolo del calcio italiano. Cadde sul fronte del Carso, ottenne la medaglia d’argento al Valor militare. Scrisse di lui il giornalista Emilio Colombo: “Con la morte di Virgilio Fossati il foot¬ball italiano ha perso inesorabilmente uno dei suoi più puri campioni, oltre ché una delle sue figure più caratteristiche e popolari… Giuocatore d’una classe a sé, lascia un gran vuoto perché altri hanno voluto da tempo imitarlo nel sistema di giuoco senza poterlo raggiungere”.

Perse la vita nella Prima guerra mondiale anche il canottiere Giuseppe Sinigaglia , sottotenente dei Granatieri di Sardegna. Uno sportivo che avrebbe potuto salire su un podio olimpico, e che invece morì a causa di una ferita. Ma ancora oggi i canottieri della Lario, quando mettono in acqua il loro “otto”, gridano “Per Giuseppe Sinigaglia! Hop là, hop!”.

Non c’è praticamente disciplina sportiva che non abbia pagato il suo tributo alla Grande Guerra: non fo eccezione lo sport da poco nato dell’automobilismo. In prima linea finirono anche due figure mitiche e mai dimenticate: quelle di Enzo Ferrari e Tazio Nuvolari.
Ferrari, alpino, si trovò a fare il maniscalco di muli, mentre Nuvolari fu ingaggiato come autista di ambulanze. Nell’assolvere il suo compito, il Manto¬vano Volante meritò molti encomi, ma anche critiche da qualche ufficiale, che male sopporta¬va le sue acrobazie motoristiche. Tanto che ci fu qualcuno, tra i suoi superiori, che gli consigliò di non insistere, con quella passione sfrenata per i motori…

Tanti volti, e tante storie ben raccontate nel libro di Nardi e Ricci. Come quella dello schermidore Nedo Nadi, , che riconosce in una colonna di prigionieri austriaci un suo avversario sportivo. Va ad abbracciarlo, e per questo gesto di sportività e umanità rischia di finire sotto processo militare.
Volti e storie che appartengono a un passato ormai lontano, ma che chi ama lo sport (e la Storia) riscoprirà con piacere.