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Al monumentale gli eroi della grande guerra

Scrittori, statisti, storici, politici, artisti, calciatori, eroi: sono numerosi i personaggi che hanno tracciato la storia e contribuito alla cultura non solo di Torino ma di tutta l'Italia.

Alcuni di essi riposano nel Cimitero Monumentale della città: ricordarli è doveroso. In questo caso presteremo una particolare attenzione a tre personaggi, perché legati alla Grande Guerra che si concluse nel 1918, cento anni fa.

Il primo è Vincenzo Arbarello , la cui tomba è collocata nella "Prima ampliazione 409". Nato a Torino, frequentò la Regia Accademia Militare di Modena, che terminò col grado di sottotenente. Venne assegnato al 2° Reggimento Alpini, con cui nel 1905 partecipò ai soccorsi per il terremoto di Napoli.

Promosso capitano, venne assegnato al battaglione "Exilles" del 3° Alpini, con cui partecipò alla campagna di Libia, dove si distinse nella conquista di Derna.

Allo scoppio della Prima Guerra mondiale Arbarello comandava la 84° compagnia dell'Exilles: dopo pochi giorni dall'inizio del conflitto, col battaglione partecipò alla conquista di importanti cime e fu premiato con la Medaglia d'argento al valor militare. Ma l'azione più importante si svolse nella notte tra il 15 e il 16 giugno 1915: al comando di 130 uomini attaccò la cima del Monte Nero , difesa da soldati ungheresi. Il combattimento fu terribile, ma fruttò il primo trionfo italiano nella Grande Guerra: Arbarello venne decorato con la Croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.

Il Monte Nero, che legò i destini di Arbarello e Picco

Ferito sul Tolmino, dopo la convalescenza venne promosso a maggiore, comandante del battaglione "Monte Granero".

Mentre era accampato con una quindicina di soldati sulle Alpi Carniche, la baracca in cui si trovava fu travolta da una valanga. Accanto al suo cadavere venne trovato un foglietto, su cui Arbarello aveva annotato: "Credevo di morire diversamente: ho cercato di aiutare il mio tenente Botasso (il suo aiutante, n.d.r.) in tutti i modi ma inutilmente: muoio asfissiato nel nome d'Italia". Per questo fu decorato con una seconda Medaglia d'argento, stavolta alla memoria.

Nato a Roma, Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo apparteneva a una famiglia di antica nobiltà piemontese, originaria di Mondovì, e di tradizioni militari: sua madre era figlia del generale Dezza , che partecipò alla spedizione dei Mille . Al Monumentale è sepolto nella Prima ampliazione, Arcata 143.

Una cartolina commemorativa dei due eroi del Monte Nero

Cordero partecipò alla Grande Guerra come volontario nel 3° Alpini. Dopo la guerra continuò la sua carriera nel Genio militare.

Partecipò anche alla Seconda guerra mondiale: dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 restò a Roma, entrando poi nella Resistenza . Catturato dai nazisti, dopo l'attentato di via Rasella dove morirono 33 soldati tedeschi venne fucilato alle Fosse Ardeatine . Dopo la Liberazione gli venne conferita la Medaglia d'oro al valor militare e alla memoria.

Lapide in memoria di Guseppe Cordero Lanza di Montezemolo

Terzo personaggio sepolto al Monumentale è il sottotenente degli alpini Alberto Picco (Terza ampliazione, Arcata 231).

Originario di La Spezia, in gioventù praticò numerosi sport, tra cui il calcio: fu l'autore del primo gol segnato dallo Spezia, e a lui è intitolato lo stadio spezzino . Chiamato alle armi, frequentò il corso per Allievo ufficiale di complemento: col grado di sottotenente fu assegnato al battaglione Exilles del 3° Reggimento Alpini.

Fu lui a guidare l'avanguardia nell'assalto al Monte Nero cui partecipò anche il capitano Arbarello. Rimasto ferito una prima volta al piede, Picco proseguì nell'azione finché non fu ferito una seconda volta al ventre. Tale ferita si rivelò mortale, e poco prima di spirare chiese di vedere il capitano Arbarello. Lo abbracciò dicendo "Viva l'Italia e avanti Savoia! Muoio contento di avere servito bene il mio Paese". Re Vittorio Emanuele III gli conferì "motu proprio" la Medaglia d'argento al valor militare.