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Il bar? è un cimitero

Tanti anni fa circolava una freddura da ragazzini: sai come si chiama il nuovo bar che hanno aperto nei pressi del cimitero? È il Bar... Bara!

Ma la vecchia barzelletta s'è trasformata in realtà in Thailandia, dove a Bangkok ha aperto il Kid Mai Death Awareness Cafe, il caffè della consapevolezza della morte.

Il Kid Mai (Pensiero Nuovo) è un bar, ma anche un esperimento sociale grazie al quale il proprietario Veeranut Rojanaprapa, laureato in filosofia, vuole mettere in evidenza come la morte sia un traguardo cui tutti giungeranno, prima o poi: «Avere maggiore cognizione sulla fine della vita diminuisce l'avidità e la rabbia – spiega - Quindi se uno è consapevole della propria morte, farà del bene».

L'ingresso del Kid Mai Death Awareness Cafe di Bangkok

Secondo Veeranut Rojanaprapa, infatti, i concetti di impermanenza (cioè l'essere destinati a cambiare) e di altruismo, fondamentali della religione buddista, possono essere la chiave di svolta per liberare la società thailandese da problemi come violenza o corruzione.

Nel bar si entra percorrendo un lungo tunnel scuro , alle pareti del quale sono affisse scritte con domande sul senso della vita , tipo come "C'è qualcuno che ti aspetta" o "Cosa vorresti fare che non hai ancora fatto?".

Poi si accede a una sorta di camera ardente, con corone di fiori, statue di Buddha (circa il 90% dei thailandesi è buddhista), candelabri e una grande bara scoperchiata, circondata da sedie.

Chi ha il coraggio di sdraiarsi nella bara, e di accettare di restarci dentro per qualche minuto, col coperchio chiuso, riceve uno sconto sulla consumazione.

Chi... soggiorna nella bara ha uno sconto sulla consumazione

Stare chiusi nella bara non è solo una sfida, decisamente sconsigliabile a chi soffre di claustrofobia: dovrebbe essere, per il "non ancora morto", una occasione per riflettere sulla parte di vita che si ha ancora a disposizione, e sul modo migliore per impiegarla.

Inoltre l'esperienza morbosa di essere chiusi per qualche minuto in una bara può essere un antidoto per l' ossessione tecnologica delle nuove generazioni. Passare del tempo al buio, soli con se stessi, dice Veeranut, è un'esperienza sempre più rara ed è un modo per riappropriarsi del proprio corpo, sintonizzarsi con lui senza distrazioni.

C'è da dire che il Kid Mai ha ottenuto consensi ma anche critiche. C'è chi pensa che sia di cattivo gusto e, in una società così influenzata dal sovrannaturale com'è quella thailandese, preferisce cambiare strada e non passarci davanti.

Una curiosa segnaletica sul futuro dell'uomo

Molti sono invece gli entusiasti, tra chi vede l'esperienza come una goliardata, chi ne considera i risvolti esistenziali e gli immancabili turisti, che avranno un'esperienza in più da raccontare, al rientro dalla loro vacanza.

Chi "rinasce" uscendo dalla bara può anche condividere suoi pensieri , su un apposito libro. Ecco un esempio: «Qualche volta, dopo aver chiuso la bara, c'era un po' di paura. Paura della morte, paura di scivolare nell'altro lato dell'inconsapevole».