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Chiacchierare sulla morte al Death Cafè

Si chiamano Death Cafè, cioè "caffè della morte": sono incontri in cui persone si riuniscono per bere un tè o un caffè, mangiare una fetta di torta e discutere sulla morte.

I Death Café vengono di solito organizzati all'interno di bar o di ristoranti: la moda ha preso piede in Inghilterra, Francia, Stati Uniti, e ora si sta affacciando anche in Italia.

Una curiosa tazzina usata ai Death Café

A lanciare i Death Café è stato il programmatore Jon Underwood, a sua volta ispirato dagli studi dell'antropologo svizzero Bernard Crettaz. «Il nostro compito è quello di aumentare la consapevolezza della morte al fine di vivere più pienamente la propria vita», c'è scritto sulla home page del sito deathcafe.com. E Underwood, scomparso nel 1917, ironicamente annotava: «Così come parlare di sesso non ti mette incinta, il parlare della morte non ti fa morire».

Il primo Death Cafè si è svolto nel 2010 a Parigi: al momento, secondo il sito dell'organizzazione, si sono tenuti 8358 incontri in 65 Paesi.

Ai Death Café non manca mai una buona fetta di torta

Una sessione di Death Cafè non ha un ordine del giorno, né temi né obiettivi, anche se vi compaiono uno o più facilitatori che hanno il compito di favorire il confronto. E' una situazione in cui il discorso affronta temi collegati alla morte, sollevati dai singoli partecipanti. A seconda del numero le persone possono essere in un unico gruppo (da 3 a 20 unità) oppure in gruppetti (4-8 persone): la partecipazione è sempre gratuita e aperta a tutti, a prescindere dalla fede religiosa o dalle convinzioni esistenziali.

Anche se si possono organizzare sessioni di Death Cafè riservate a gruppi omogenei di persone (fede, età, sesso, ecc.), l'incontro non richiede necessariamente di avere qualcosa in comune. Ci si limita infatti a parlare della morte, senza dare risposte che riguardino l'aldilà. L'obiettivo, va ricordato, è quello di vivere al meglio il presente, in modo da avere minori rimpianti al momento di andarsene.

Invito a un Death Cafè

La moda dei Death Cafè attecchirà in Italia? «Parlare della morte e del morire non è certo cosa facile, soprattutto se non si intende cadere in grotteschi umorismi o in scaramantici luoghi comuni - afferma Elisabetta Lucchi, la curatrice del primo Death Café italiano, nato nel 2013 a Verona - Come ben sappiamo, si tratta di un tabù della cultura occidentale. Tuttavia il tema della morte affascina molte persone, in Italia e nel mondo, desiderose di affrontare l'argomento avvicinandosi ad esso senza pregiudizi, con curiosità e con naturalezza. Il successo dei Death Café lo dimostra».