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Alla luce dei morti

Trasformare le salme in fonti di luce , per risolvere il sempre crescente problema di spazio per i cimiteri nelle metropoli e, in parallelo, dare senso e simbolo alla scomparsa delle persone. E' il progetto DeathLAB , cui sta lavorando la Columbia University di New York. Con un obiettivo: appendere a un ponte di Manhattan centinaia e centinaia di lampade, che emettano energia ricavata dalla biomassa dei corpi. Una sorta di ricordo collettivo per la città della Grande Mela ma, al tempo stesso, un modello replicabile ovunque.

Nelle grandi città, infatti, la morte è al tempo stesso un problema personale e d'infrastrutture. Di qui la necessità di alternative ai metodi tradizionali di sepoltura che rispettino l'ambiente, non richiedano ulteriori spazi oltre a quelli già destinati ai cimiteri e, ovviamente, garantiscano ai defunti dignità e rispetto.

In una grande città come New York, per esempio, i cimiteri storici sono relativamente pochi. Talvolta può accadere che si costruisca su luoghi in precedenza usati come cimiteri, com'è successo nel 1990 a Manhatthan, quando si costruì su un'area dov'erano stati sepolti nel tempo 15.000 afroamericani, schiavi o liberi. Sul posto si trova ora l' African Burial Ground National Monument .

A New York sono pochi i cimiteri storici che risalgono all'era coloniale

Questo è allora l'impegno del DeathLAB: studiare nuovi modelli di sepoltura, nella certezza che è possibile rivoluzionare il modo con cui le città possono gestire i resti mortali dei loro residenti.

Lo studio del DeathLAB è interdisciplinare , e muove da uno studio sull'evoluzione della società. Mette per esempio a confronto gli orientamenti religiosi rilevati a New York, con la decrescita progressiva delle percentuali delle religioni tradizionali (evangelici e cattolici innanzi tutto) e l'aumento deciso di chi non si riconosce in religioni organizzate (+6,7% tra il 2007 e il 2014). Segnala anche l'attenzione condivisa verso l'ambiente e per le "buone pratiche" che lo rispettano.

Per proporre la sua alternativa il DeathLAB parte da una premessa: il 99% del corpo umano è composto dai sei elementi chimici ossigeno, carbonio, idrogeno, azoto, calcio e fosforo. Sono gli stessi elementi base della Terra, e possono contribuire a un'ecologia naturale.

L'African Burial Ground National Monument

Consideriamo a esempio l' inumazione . In un anno, negli Stati Uniti, comporta l'interramento di oltre 3 milioni di litri di liquidi tossici usati per l'imbalsamazione, l'uso di legname per produrre 2 milioni di bare, l'interramento di 90.000 tonnellate di acciaio, e di 2700 tonnellate di rame e bronzo.

Il DeathLAB propone come alternativa alle forme tradizionali di sepoltura la bio-metanizzazione , un procedimento che produce metano che può essere riutilizzato. Da un corpo si ottengono perciò energia, da esprimere in forma di luce, una piccola parte di componenti organici e una quota di elementi inorganici (paragonabili alle ceneri dopo la cremazione).

Si possono ipotizzare in questo modo dei luoghi della memoria collettivi, illuminati dalla luce prodotta dai corpi che è essa stessa ricordo e segno d'onore per chi non c'è più.

Un rendering del Constellation Park, sospeso sotto il Manhattan Bridge

DeathLAB propone dei rendering di ciò che potrebbe essere realizzato in un domani. Per esempio il Constellation Park , sospeso sotto il Manhattan Bridge . Secondo l'ingegnere ambientale Kartik Chandran, che ha redatto il progetto, l'installazione è accessibile (può essere vista anche da chilometri di distanza), si integra a un'infrastruttura già esistente, non ha impatto ambientale ed è rinnovabile.