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Capsula mundi: e poi saremo alberi

Trasformare i cimiteri in boschi: è l'obiettivo del progetto Capsula Mundi che propone un diverso approccio al tema della morte . È basato su un contenitore dalla forma arcaica e perfetta, quella dell' uovo , realizzato con un materiale biodegradabile , nel quale viene posto il corpo del defunto in posizione fetale o le ceneri . La Capsula è messa a dimora come un seme nella terra . Sopra di essa viene piantato un albero , scelto in vita dal defunto, che verrà curato da familiari e amici, come un'eredità per i posteri e per il futuro del pianeta. «Il cimitero assumerà dunque un nuovo aspetto – affermano i promotori dell'iniziativa - Non più grigie lapidi di pietra ma alberi vivi a formare un bosco, un bosco sacro».

Il progetto è al momento in una fase di start-up : a promuoverlo sono la designer di origine venezuelana Anna Citelli e l'esperto di materiali e progettazione Raoul Bretzel .

Il progetto Capsula Mundi è un'alternativa ecologica all'inumazione tradizionale
Il progetto Capsula Mundi è un'alternativa ecologica all'inumazione tradizionale

Com'è nato il progetto? «Da una riflessione sul ruolo del design – rispondono gli autori, sul loro sito all'indirizzo www.capsulamundi.it - In una cultura distante dalla natura e sovraccarica di oggetti per ogni esigenza della vita, la morte è spesso vissuta come un tabù . Noi pensiamo che questo passaggio inevitabile, così denso di significati, non sia la fine ma l'inizio del percorso di ricongiunzione alla natura . Partendo da queste considerazioni, abbiamo deciso di ridisegnare la bara (un oggetto pressoché dimenticato dal mondo del design), utilizzando materiali ecologici e riferendoci a dei simboli di vita , laici e universali, quali l'uovo, la posizione fetale e l'albero».

Al progetto hanno lavorato i designer Anna Citelli e Raoul Bretzel
Al progetto hanno lavorato i designer Anna Citelli e Raoul Bretzel

Capsula Mundi vuole sottolineare questo valore universale che non va ad interferire con le tradizioni culturali e religiose di ognuno di noi: «Semplicemente un albero, simbolo di unione tra cielo e terra, segnerà il luogo della memoria della persona scomparsa – proseguono i due designer - Albero dopo albero, il cimitero diventerà un bosco, un luogo libero da segni e da architetture commemorative . Un posto in cui andare a passeggiare o portare i bambini a riconoscere le diverse essenze. Un bosco custodito e protetto dalla collettività: un bosco sacro». Gli alberi non avranno nessun tipo di segno ma ognuno di essi sarà mappato con un sistema GPS per permettere alle persone di individuare facilmente l'albero del loro congiunto.

Non manca il risvolto ambientale: «Per produrre una bara oggi si abbatte un albero ad alto fusto, spesso di essenza pregiata . È l'oggetto con il più breve ciclo di vita e quindi con un alto impatto ambientale: la crescita di un albero richiede dai 10 ai 40 anni, a fronte di tre giorni di fruibilità del prodotto. Noi vogliamo piantare un albero, invece di abbatterlo. Inoltre, Capsula Mundi sarà realizzata con plastica biodegradabile».

Il progetto Capsula Mundi è stato presentato in numerosi eventi internazionali
Il progetto Capsula Mundi è stato presentato in numerosi eventi internazionali

Al momento, a che punto è il progetto Capsula Mundi? «È ancora in una fase di start-up – rispondono i progettisti - Il team sta lavorando per poter mettere in produzione l'urna biodegradabile, per poi passare alla realizzazione della Capsula che ospiterà il corpo del defunto». Questo tipo di sepoltura è permessa solo in alcuni Paesi: «Nel nostro, l'Italia, l'attuale normativa cimiteriale (che si riconduce al "Regio Decreto" del 1934!) non consente le inumazioni "verdi" come Capsula Mundi. I "cimiteri verdi" sono invece diffusi da tempo nei paesi di cultura anglosassone. Dal 2003, anno di presentazione del progetto al Salone del Mobile di Milano, abbiamo portato avanti un lavoro di sensibilizzazione, convinti che per arrivare a cambiare le leggi occorra prima un cambiamento culturale».