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Sono morti. O forse no?

Avvertenza per il lettore: stiamo entrando in un argomento all'insegna del più puro complottismo .

Racconteremo una vicenda che non è vera , anche se c'è chi ci crede.

La faccenda è questa. Negli Stati Uniti opererebbe un'organizzazione conosciuta come Programma , il cui compito è quello di preparare le valige per celebrità che pensano di averne abbastanza della loro esistenza tanto dorata quanto stressante, e vorrebbero sperimentare la tranquillità dell'anonimato, inscenandone una finta morte . Oppure questa soluzione verrebbe offerta a Vip con problemi quali droga, alcol o depressione, per consentire loro di uscire di scena, curarsi in modo adeguato e rifarsi poi un'esistenza lontana dalle telecamere.

Inscenare una finta morte sarebbe solo il primo passo, in una catena in cui occorrono anche medici compiacenti, agenti di polizia non troppo meticolosi e il corpo di un sosia da sostituire a quello della star.

Primo a chiedere l'intervento del Programma sarebbe stato il musicista Glenn Miller , scomparso il 15 dicembre 1944 mentre stava sorvolando la Manica su un aereo militare, diretto a Parigi. Oppure fu  Hank Williams , leggenda della musica country, morto il 1° gennaio 1953: era alcolista, e il Programma gli avrebbe permesso di disintossicarsi in pace.

Il musicista Glenn Miller

Da allora, l'elenco dei presunti "salvati" si è fatto lunghissimo: James Dean, Marilyn Monroe, Jim Morrison, Jimi Hendrix, Elvis Presley, John Belushi, Kurt Cobain, Heath Ledger . Altrettanto lunga è la lista dei loro avvistamenti in giro per il mondo.

"Programma" a parte, sono inoltre parecchie le leggende metropolitane a proposito di varie celebrità che inscenano una finta morte per trovare un po' di tranquillità.

Glenn Miller , per raccontare del primo tra i "salvati", a bordo di un idrovolante Norseman stava volando alla volta di Parigi, dove la sua orchestra avrebbe dovuto suonare per i soldati che l'avevano da poco liberata. Il suo corpo non fu mai recuperato e, come disperso in guerra, nel 1992 gli fu intitolata una lapide nel cimitero militare di Arlington.

Sulla fine di Miller, all'epoca, ci furono numerose reticenze, che favorirono le tesi più balzane. Una di esse sostiene che il musicista faceva parte di una missione segreta, insieme al maggiore (e attore) David Niven , per negoziare la resa degli ufficiali nazisti, ma fu catturato e ucciso. Tra le ipotesi più credibili c'è invece quella che l'aereo di Miller sia stato costretto a rientrare e, per errore, sia stato abbattuto dalla contraerea britannica .

Anche la morte di Jim Morrison , leader dei Doors , è avvolta nel mistero. Sarebbe avvenuta a Parigi il 3 luglio 1971, al culmine di una carriera breve quanto intensa segnata da ogni genere di eccesso. Il medico legale affermò che il cantante era morto per "cause naturali", ma l'annuncio ufficiale fu dato solo sei giorni dopo l'accaduto, quando il suo corpo era già stato tumulato nel cimitero parigino del Père-Lachaise . Nessuno lo poté riconoscere nella bara, tranne la sua compagna Pamela Courson .

Jim Morrison (primo a destra), leader dei Doors

La magistratura non ebbe mai dubbi sulla sua morte, tanto che non è mai stata chiesta la riapertura di una tomba che, nel tempo, è diventata meta di un incessante pellegrinaggio di fans. Uno scrittore parigino, Jacques Rochard , sostenne tuttavia che negli anni '80 Morrison fosse ancora vivo, tanto da averlo ripetutamente incontrato: ne racconta nel libro "Jim Morrison vivo!".

Il più avvistato dopo la "morte" è però il "re del rock" Elvis Presley , scomparso il 15 agosto 1977. A quei tempi il suo declino era evidente, e gli spettacoli che metteva in scena a Las Vegas erano solo più una pallida imitazione di quelli dei tempi d'oro.

Ciò che accadde dopo la morte, e cioè la confusione iniziale sui risultati dell'autopsia, il fatto che i familiari e gli amici di Elvis ripulirono subito la stanza in cui morì facendo sparire ogni traccia di medicinali, e le storie contraddittorie raccontate da chi gli era vicino, contribuirono ad alimentare leggende sulla sua vera fine.

Il "re del rock" Elvis Presley

Anche in questo caso ci fu qualcuno che pensò di mettere nero su bianco ciò che (non) era successo. La scrittrice americana Gail Brewer Giorgio pubblicò alcuni libri in cui raccontava che la morte di Elvis era stata simulata e addirittura allegò una cassetta con la registrazione di una telefonata in cui Presley in persona le raccontava come era fuggito e quanto fosse difficile nascondersi. Un'analisi vocale condotta dall' Fbi accertò che la voce non era quella di "Elvis the Pelvis" ma di un imitatore.