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Il funerale nel mondo
OCEANIA

L'uomo che volle diventare una mummia

In Papua Nuova Guinea (Oceania) vive la tribù degli Anga , che ancora oggi conserva pratiche ancestrali che tuttavia si vanno perdendo: tra esse la mummificazione dei defunti .

Nel 2003 la fotografa tedesca Ulla Lohmann visitò per la prima volta la tribù, ma non venne bene accolta. La ragione dell'ostilità era legata proprio alla mummificazione dei defunti, che la reporter voleva ritrarre.

Il villaggio degli Anga si trova in un'area sperduta e selvaggia
Il villaggio degli Anga si trova in un'area sperduta e selvaggia

Ulla Lohmann non si perse d'animo: continuò a frequentare la tribù spiegando di essere interessata al loro modo di intendere la vita e la morte. Finalmente un anziano, Gematsu , le confidò che dopo morto avrebbe voluto essere mummificato, e posto a sedere accanto alla mummia di suo padre. Quando nel 2015 Gematsu morì, la fotografa venne avvisata e potè riprendere l'intera cerimonia: le fotografie furono poi pubblicate dalla rivista National Geographic .

La mummificazione , era in passato assai diffusa in Papua Nuova Guinea e in altre isole del Pacifico meridionale. Dal XX secolo in poi, dopo l'arrivo dei missionari cristiani e delle amministrazioni inglese e australiana, la pratica venne bandita.

Perché gli Anga mummificavano i loro anziani e poi li collocavano su una collina, in modo che potessero ancora "vedere" il villaggio? L'idea era che in questo modo i defunti avrebbero ancora potuto proteggere dall'aldilà i loro discendenti.

Quando Gematsu capì che la fine si stava avvicinando, insegnò a suo figlio l'antica pratica della mummificazione e chiese alla fotografa di documentarla.

Il primo passo fu quello di costruire la struttura di legno destinata ad accogliere il cadavere per la mummificazione: quando era ancora vivo Gematsu la provò, in modo da verificare che le misure fossero esatte.

Gematsu volle provare la struttura su cui sarebbe stato mummificato
Gematsu volle provare la struttura su cui sarebbe stato mummificato

Quella degli Anga è una tribù di circa 45.000 persone : il loro metodo di mummificazione è assai diverso da quello degli Egizi, perché prevede tre mesi di affumicazione, su un fuoco sempre acceso. Così è possibile preservare il corpo nel clima tropicale che, altrimenti, lo decomporrebbe molto in fretta.

Nella mummificazione, l'aspetto più importante è mantenere intatto e riconoscibile il volto del defunto: "Gli Anga credono che gli spiriti vaghino durante il giorno e ritornino ai loro corpi mummificati di notte - spiega la fotografa - Senza vedere il volto, lo spirito non può ritrovare il corpo ed è condannato a vagare per l'eternità".

Alla mummificazione di Gematsu parteciparono sette uomini . In segno di lutto si erano cosparsi il volto di argilla bianca : non potevano bere acqua ma solo succo di canna di bambù, né mangiare altro che non fosse cotto sul fuoco che affumicava il morto, né lavarsi o allontanarsi dalla capanna che stava ospitando il rituale. Ogni notte la famiglia si sedeva accanto al fuoco per raccontare le storie preferite di Gematsu, o aneddoti di cui il defunto era protagonista.

Ogni notte la famiglia di Gematsu si riuniva nella capanna per raccontare le storie care al defunto
Ogni notte la famiglia di Gematsu si riuniva nella capanna per raccontare le storie care al defunto

Quando la mummificazione fu completata, le spoglie di Gematsu furono trasferite sul colle, accanto a quelle dei suoi antenati. Il suo desiderio era compiuto: dall'alto avrebbe continuato a vegliare sul villaggio, popolato dalla sua famiglia e dai suoi discendenti.