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Tafofobia, la paura di essere sepolti vivi

È una delle scene iniziali del film Kill Bill 2, e forse una delle più famose. La Sposa, interpretata da Uma Thurman, è stata sepolta viva in una bara di legno. Riesce a liberarsi dai legacci che le bloccano mani e gambe poi, come le è stato insegnato dal suo maestro Pai Mei, inizia a colpire col pugno il coperchio della bara. Alla fine il legno si spezza, e la Sposa riemerge dal terreno, pronta per compiere la sua vendetta. Quella di essere sepolti vivi è una paura ancestrale e ha anche un nome: tafofobia (dal greco taphos, sepolcro). Una paura cui ha dato corpo lo scrittore Edgar Allan Poe (che soffriva di tafofobia) col racconto La sepoltura prematura , inserita nella raccolta "Racconti del terrore".

La Sposa racchiusa nella bara, nel film "Kill Bill 2"

C'è subito da affermare che oggi la possibilità di essere sepolti vivi è estremamente remota , per non dire inesistente. I moderni strumenti di diagnostica, il tempo che per legge deve trascorrere prima della sepoltura consentono di accertare la morte in modo inequivocabile .

Prima dell'avvento della medicina moderna, invece, c'era la possibilità che fossero seppellite vive persone colpite da morte apparente. In particolare il rischio poteva essere corso in caso di grandi epidemie , come la peste o il colera, nella quale una frettolosa sepoltura dei cadaveri era uno strumento per contrastare il propagarsi del morbo.

Alla fine del Settecento, per evitare questa terribile evenienza, l'anatomista danese Jacques-Bénigne Winslow aveva messo a punto dei sistemi curiosi quanto inefficaci per svegliare un paziente da una situazione di morte apparente: tra essi versare aceto e sale o urina calda nella bocca, oppure mettere insetti nelle orecchie.

Fiorirono molte leggende in proposito, col racconto di riesumazioni in cui si trovavano cadaveri con la barba lunga e con le mani voltate all'insù, nel tentativo di scoperchiare la bara. Tra le tante, merita di essere citata a questo proposito la storia (non provata) del seppellimento prematuro di Ann Hill Carter Lee , moglie del generale Henry Lee III.

Un'immagine artistica del risveglio nella bara di una persona vittima di un seppellimento affrettato

Ann era debole di salute, e soffriva di narcolessia: cadeva cioè in uno stato di sonno profondo. Ebbe una crisi più forte delle altre, e si ritenne fosse morta: venne perciò sepolta. Ma dopo qualche giorno un sagrestano, mentre portava fiori sulla tomba, sentì una voce che da sotto terra invocava aiuto. Era la povera Ann, che si era risvegliata .

La donna venne curata e si rimise in relativamente buona salute tanto che nel 1807, diciannove mesi dopo il suo "seppellimento troppo affrettato" diede alla luce Robert Edward , destinato a diventare il comandante delle truppe confederate durante la Guerra di secessione.

Per le persone che temevano di essere sepolte vive, tra il Settecento e l'Ottocento iniziarono a essere prodotte le bare di sicurezza . Erano dotate di sistemi per lanciare segnali d'aiuto, e munite di tubi collegati all'esterno per poter respirare fino al momento del salvataggio.

Il maggior numero di brevetti di questo genere si registrò in Germania. Nel 1792 il duca Ferdinando di Brunswick fabbricò la prima bara di sicurezza dotata di una finestra che consentiva l'ingresso della luce, di un tubo per respirare e di un coperchio che aveva una tasca con due chiavi, una per la bara, l'altra per la tomba.

Una "bara di sicurezza" dotata di campanello d'allarme

Un'idea curiosa trovò realizzazione negli Stati Uniti, nella seconda metà dell'Ottocento. La partorì il medico americano Timothy Clark Smith che, affetto da tafofobia, progettò una cripta che lasciava la testa del defunto verso l'esterno, col volto coperto solo da un vetro. Questa tomba così originale è ancora oggi un punto di riferimento per i turisti, nella visita dell' Evergreen Cemetery di New Heaven, in Vermont.