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I cimiteri storico-monumentali
ITALIA

Al pantheon la guardia d’onore alle tombe sabaude

Una presenza silenziosa e austera veglia nel luogo che accoglie le salme dei Re d’Italia. Ad assicurarla, in una staffetta che vuol tenere viva la memoria di Casa Savoia , sono figure ammantate di blu, che portano lo stemma sabaudo all’altezza del cuore. Uomini e donne, giovani e anziani, da ogni parte d’Italia: sono le Guardie d’onore alle Reali tombe del Pantheon.
Una presenza che i torinesi sentono particolarmente vicina, dato che non è raro trovare Guardie d’Onore in servizio alla Basilica di Superga, dove ci sono le tombe dei conti e dei duchi di Savoia e dei Re di Sardegna.

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Le Guardie d'Onore presenziano alle numerose cerimonie nazionali

L’antico tempio del Pantheon , a Roma, fu fatto erigere dall’imperatore Adriano e, in seguito, trasformato in basilica cristiana con l’appellativo di Santa Maria della Rotonda .
Al suo interno sono sepolti alcuni personaggi illustri: tra gli altri il pittore Raffaello Sanzio e il musicista Arcangelo Corelli.

Ma i tre personaggi più noti, e ragion d’essere delle Guardie, appartengono alla casata sabauda. Sono il primo re d’Italia Vittorio Emanuele II , suo figlio re Umberto I , e la moglie di Umberto, Margherita .

“Durante il regno di Sua Maestà Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia, un gruppo di ufficiali fondò associazioni di veterani delle guerre d'indipendenza – si legge sul sito delle Guardie d’Onore, all’indirizzo www.guardiadonorealpantheon.it (da cui provengono anche le tre illustrazioni) - Alla morte del Sovrano, avvenuta il 9 gennaio 1878, per mantenere viva la devozione e la riconoscenza all'Augusta Casa di Savoia, tali associazioni decisero, sul proprio onore, di prestare un servizio di guardia alla venerata spoglia mortale del “Padre della Patria”, presso il suo luogo di sepoltura al Pantheon di Roma. Sua Maestà Umberto I approvò tale decisione il 18 gennaio 1878”.

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Al Pantheon le Guardie d'Onore montano la guardia nei pressi delle Tombe reali

Fu questa l’origine delle attuali Guardie d’Onore, che hanno l’attuale denominazione dal 1932: sono la più antica associazione combattentistica e d’arma esistente in Italia.
“Fedele al suo statuto ed alla sua vocazione storica, l’Istituto organizza cerimonie in occasione di ricorrenze particolari – segnala il sito - I suoi membri prestano un servizio volontario di Guardia d’Onore alle Tombe definitive (Pantheon) e provvisorie (Alessandria d’Egitto per Re Vittorio Emanuele III, Montpellier per la Regina Elena, Altacomba per Re Umberto II e la Regina Maria Josè) dei Sovrani d’Italia, quale tributo di devozione e di amore per l'Augusta Casa Savoia, che portò all’unità e alla grandezza della Patria”.

Chi può aderire alle Guardie d’Onore? Lo Statuto dell’associazione prevede tre categorie di soci : ex combattenti, militari in servizio o in congedo, persone che ne condividano gli ideali e gli scopi.
La qualifica di “Guardia d’Onore” è attribuita, con determinazione del Presidente dell’associazione, ai soci che siano iscritti da almeno sei mesi e abbiano prestato non meno di due servizi effettivi di Guardia d’Onore.

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Guardie d'onore in servizio (foto dal sito delle Guardie d'Onore).

Attualmente l’Istituto conta circa 5000 iscritti, principalmente in Italia ma anche all’estero. Tra i soci defunti si contano ben 36 decorati con medaglia d’oro al Valor militare: tra essi Giuseppe Garibaldi , Emanuele Filiberto di Savoia secondo duca d’Aosta e l’ammiraglio Luigi Durand de la Penne , tra i partecipanti all’”impresa d’Alessandria d’Egitto” che, il 19 dicembre 1941, a bordo di mezzi d’assalto subacquei affondarono due navi da battaglia inglesi e ne danneggiarono altre due.

L’attività delle Guardie d’Onore è seguita con favore dai discendenti di Casa Savoia. Una riconferma in questo senso è la lettera del 10 novembre 2014 con la quale Vittorio Emanuele, a nome suo e delle sorelle Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice, conferma all’Istituto il compito di “provvedere a quanto necessario per l’auspicata traslazione al Pantheon delle salme reali temporaneamente sepolte in terra d’esilio”.