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Muore un animale: anche quello è lutto

"Una nuova sensibilità verso gli amici a quattro zampe

A Cava de’ Tirreni , nel novembre 2014, hanno addirittura apposto manifesti funebri ai muri per annunciare la dipartita di Biondino , il più noto tra i cani di quartiere della città. Un avvenimento che non deve stupire più di tanto: non è di ieri tributare estremi omaggi a creature con cui si è condivisa l’esistenza.
“Sono andato via da questo mondo terreno in silenzio, così come in silenzio e scodinzolante mi sono presentato a voi – hanno scritto sul manifesto, redatto dalla sezione cavese della Lega nazionale per la difesa del cane – E’ mio profondo desiderio ringraziare tutti i commercianti cavesi che per anni mi hanno accudito amorevolmente, dandomi l’affetto e la gioia necessaria per vivere, quanti con una loro carezza hanno colmato la mia voglia di amare riempiendomi gli occhi di speranza”.

Se Biondino avesse avuto un padrone, magari ci sarebbe stato un posto per lui in uno dei cimiteri degli animali che stanno nascendo un po’ dovunque in Italia.
Si tratta di “luoghi della memoria” grazie ai quali è possibile legate a un luogo fisico un animale cui si è stati legati, nel pieno rispetto di tutte le leggi vigenti in materia.
Anche in Italia, perciò, sta prendendo piede una sensibilità che, nei Paesi del nord, ha già una lunga storia. A sostegno di questa tesi portiamo tre esempi, scelti tra i moltissimi a disposizione.

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A volte bastano pietre in un bosco per ricordare i vecchi amici

A Edimburgo tutti conoscono la storia di Greyfriars Bobby , il cane di razza terrier che trascorse quattordici anni davanti alla tomba del proprio padrone, fino a quando morì, nel 1872. Un anno dopo la sua scomparsa, nei pressi del cimitero vennero erette una statua e una fontana, meta d’obbligo per tutti i turisti che visitino la capitale scozzese. A proposito della statua di Bobby c’è anche una tradizione recente, “inventata” da operatori turistici locali. Raccontano che “da sempre” toccare il naso di Bobby porta fortuna. Non è vero e, anzi, è una pratica che viene scoraggiata dalle autorità locali perché progressivamente danneggia la statua.

Su Greyfriars Bobby le storie non mancano. Si racconta che il suo padrone fosse una guardia notturna, John Gray. Quando l’uomo morì di tubercolosi, il piccolo cane iniziò a vegliarne la tomba. All’inizio ci fu chi tentò di scacciarlo, ma poi la sua storia commosse la gente, che iniziò a dargli da mangiare e a offrirgli un riparo in inverno. Quando si dispose che i cani randagi avrebbero dovuto essere abbattuti, il “lord provost” (la massima autorità cittadina) che era anche direttore della Società scozzese per la prevenzione della crudeltà sugli animali) pagò per la “medaglietta” di Bobby, consegnando al cane un collare oggi esposto nel museo di Edimburgo.
In questo modo Bobby divenne “cittadino di Edimburgo” e, come tale, ottenne il diritto di essere sepolto nel cimitero, a poca distanza dalla tomba del suo padrone. E’ in granito, e la si riconosce per la quantità di “regali” che i visitatori vi lasciano per far “giocare” Bobby. Inciso nella pietra, un ammonimento: “Possano la sua lealtà e devozione essere un ammonimento per tutti”.

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Nel cimitero londinese di Highgate non mancano i ricordi di animali

Ma a Edimburgo c’è anche un altro luogo cui chi ama gli animali non può essere insensibile. All’interno del castello, una lunetta di prato recintata da un basso muro ospita il military dog cemetery : raccoglie cioè alcuni cani che hanno “servito” come mascotte nei vari reggimenti britannici.
Il cimitero risale al 1840, ai tempi della Regina Vittoria, ed è posto alla base di quella che un tempo era stata una torre. Non è ammesso l’accesso, ma si può osservare da una balconata sovrastante.

Tra i nomi di cani che sono incisi sulle lapidi ci sono quelli di Jess, che nel 1881 sfilava con la banda del 42° Highland Blackwater; Dogla, morto nel 1893, che viaggiò in Cina, Sri Lanka e Sud Africa; oppure Gyp, morto nel 1911, che ebbe il titolo di “cane della corona”.
Va da sé che, in una terra ricca di fantasmi qual è la Scozia, al castello di Edimburgo non possono mancare cani fantasma . Si racconta infatti che nella zona del castello ci sia il fantasma di uno Springer Spaniel, cane da caccia e da riporto che se la cava molto bene anche nell’acqua.

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Il cane veglia sulla tomba dei suoi padroni

C’è però un altro luogo che ben si presta a capire quanto il legame tra persone e animali possa andare anche oltre l’umana esistenza. E’ il cimitero londinese di Highgate , forse il più famoso tra i cimiteri storici della capitale britannica.
Raffigurati sulle lapidi, non mancano gli animali. Quasi che fossero a vegliare per l’eternità i loro padroni, oppure come omaggio a un legame che fu stretto in vita. Un concetto che viene declinato in più modi: per esempio rappresentando il cane sdraiato di fronte alla tomba dei padroni, o addirittura sopra la lapide, quasi la stesse vegliando. Oppure ritraendolo sulla lapide stessa, per aggiungerne il nome a quelli dei parenti che piangono il defunto.

Giubileo © 2014 Una nuova sensibilità verso gli amici a quattro zampe

A Cava de’ Tirreni , nel novembre 2014, hanno addirittura apposto manifesti funebri ai muri per annunciare la dipartita di Biondino , il più noto tra i cani di quartiere della città. Un avvenimento che non deve stupire più di tanto: non è di ieri tributare estremi omaggi a creature con cui si è condivisa l’esistenza.
“Sono andato via da questo mondo terreno in silenzio, così come in silenzio e scodinzolante mi sono presentato a voi – hanno scritto sul manifesto, redatto dalla sezione cavese della Lega nazionale per la difesa del cane – E’ mio profondo desiderio ringraziare tutti i commercianti cavesi che per anni mi hanno accudito amorevolmente, dandomi l’affetto e la gioia necessaria per vivere, quanti con una loro carezza hanno colmato la mia voglia di amare riempiendomi gli occhi di speranza”.

Se Biondino avesse avuto un padrone, magari ci sarebbe stato un posto per lui in uno dei cimiteri degli animali che stanno nascendo un po’ dovunque in Italia.
Si tratta di “luoghi della memoria” grazie ai quali è possibile legate a un luogo fisico un animale cui si è stati legati, nel pieno rispetto di tutte le leggi vigenti in materia.
Anche in Italia, perciò, sta prendendo piede una sensibilità che, nei Paesi del nord, ha già una lunga storia. A sostegno di questa tesi portiamo tre esempi, scelti tra i moltissimi a disposizione.