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Morto chi legge

Tre libri all'arsenico: li hanno scoperti due ricercatori danesi sugli scaffali della biblioteca dell' University of Southern Denmark .

I volumi in questione risalgono al XVI-XVII secolo Le loro copertine erano state realizzate riciclando parti di pergamene medievali . I ricercatori si sono domandati da che libri provenissero: ma si sono trovati di fronte a un problema. Le copertine erano infatti state verniciate con uno spesso strato di colore verde.

Hanno perciò fatto ricorso a una tecnologia che impiega i raggi X, molto usata perché consente di riconoscere la presenza di inchiostro senza compromettere l'integrità del campione.

Uno scrivano medievale al lavoro

E qui è arrivata la sorpresa. La vernice verde conteneva livelli elevati di arsenico. A essere precisi era acetato arsenico di rame, noto come verde di Parigi, un pigmento molto conosciuto e diffuso durante il XIX secolo. Lo si trova sulle tele degli impressionisti parigini ma, all'epoca, era impiegato anche per tingere tessuti. Il suo impiego fu abbandonato quando ci si rese conto del pericolo per la salute.

Perché allora tingere di arsenico le copertine di tre libri? Secondo i ricercatori il motivo è nell'intenzione di preservarli da parassiti che li avrebbero danneggiati.

Il caso dei libri avvelenati è abbastanza frequente in letteratura, a partire dalla raccolta di racconti Le mille e una notte.

La principessa Sharazade racconta la storia del medico Durban, che riesce a guarire un re dalla lebbra. Dopo qualche tempo, tuttavia, l'ingrato sovrano lo condanna a morte. Nel ricevere la notizia, Durban presenta al sovrano il libro Il segreto dei segreti e gli dice: ««Quando mi avrai tagliato la testa, se aprirai la sesta pagina del libro, leggerai la terza riga a sinistra e mi rivolgerai la parola, la mia testa ti parlerà e risponderà a quello che chiedi».

La bella Sharazade mentre racconta al sultano le storie delle "Mille e una notte"

Dopo che il boia ha fatto il suo lavoro, il sovrano prende il libro e inizia a sfogliarlo. Ma le pagine sono appiccicate le une alle altre e così, per aiutarsi, il re si inumidisce il dito con la saliva. In questo modo assorbe il veleno di cui le pagine sono intrise. Mentre sta per morire, la testa di Durban parla: «A lungo nell'arbitrio essi han governato, ma il loro potere non verrà ricordato».

Altrettanto accade nel libro Il nome della rosa, di Umberto Eco. Il volume avvelenato è una copia del secondo libro della Poetica di Aristotele, dedicato alla commedia e al riso . Viene avvelenato perché si ritiene che l'ironia avrebbe potuto distruggere il principio di autorità e sacralità del dogma cristiano.

Sean Connery nei panni di fra Guglielmo da Baskerville, protagonista del "Nome della rosa"

Un'altra storia di "libro assassino" porta la firma di Alexandre Dumas, nel romanzo La regina Margot. A prepararlo è la perfida Caterina de' Medici, che lo invia a Enrico di Navarra. Capita però nelle mani sbagliate: quelle del re Carlo IX, figlio di Caterina, che si avvelena e muore. Il titolo del libro micidiale? È dedicato alla caccia con i rapaci: "Del modo di allevare e di nutrire i terzuoli, i falconi e i girifalchi perché siano coraggiosi, validi e sempre pronti al volo".