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Femminicidio, c'è un "Posto Occupato"

Si chiama Posto Occupato ed è una campagna virale , gratuita, partita nel 2013 da Rometta , in provincia di Messina. Ideata da Maria Andaloro , ha l'obiettivo di mantenere alta l'attenzione nei confronti di un fenomeno, la violenza sulle donne , una piaga sociale che purtroppo ha superato il limite dell’emergenza.

«I numerosi, quotidiani, casi di donne sottoposte alle forme più varie di vessazione , da quella psicologica a quella fisica fino alle conseguenze estreme, attraverso l'ultimo atto estremo irreversibile, il femminicidio , rendeva necessario un costante richiamo alla visibilità di questa piaga sociale – affermano gli organizzatori dell’iniziativa dalla loro pagina Facebook - Ciò affinché non venisse sovrastata dalla mole di notizie che ci raggiungono attraverso tutti i mezzi di comunicazione».

Si chiama "Posto Occupato" la campagna contro il femminicidio nata in Sicilia

Perché chiamare l’iniziativa “Posto Occupato”? «Perché vuole contrapporsi a quel “posto vuoto”, a simboleggiare chi avrebbe potuto occuparlo e non può più. Ciascuna di quelle donne, prima che un marito, un ex, un amante, uno sconosciuto decidesse di porre fine alla sua vita, occupava un posto a teatro, sul tram, a scuola, in metropolitana, nella società. Questo posto vogliamo riservarlo a loro, affinché la quotidianità non lo sommerga».

“Posto Occupato”, oltre la pagina Facebook, ha come recapiti il sito www.postoccupato.org e l’email [email protected].

Secondo l’ Istat e il ministero della Giustizia (ripresa dal settimanale “L’Espresso”) sono sette milioni le donne hanno subito violenze sessuali o fisiche almeno una volta nella vita in Italia. Dalle violenze domestiche allo stalking, dallo stupro all'insulto verbale, la vita femminile è costellata di violazioni della propria sfera intima e personale. Spesso un tentativo di cancellarne l'identità, di minarne profondamente l’indipendenza e la libertà di scelta.

Per limitarci a dati recenti, ben 128 donne sono state vittime di femminicidio, cioè l’uccisione di una donna per motivi di genere nel 2015, mentre nel 2016 sono state 120 le vittime ammazzate da un marito, fidanzato o convivente.

Nel 2016 in Italia si sono registrati 120 femminicidi

Nel nostro Paese, sono classificati come femminicidi più dell’82% dei delitti commessi a scapito di una donna. Si tratta di un numero gigantesco : oltre quattro su cinque.

Sempre in base ai dati dell’indagine, gli autori di femminicidi nella maggior parte dei casi hanno una fascia di età compresa tra i 31 e i 40 anni, seguita da quella che comprende un'età tra i 41 e i 50.

Le vittime invece sono più giovani: a morire per mano dei propri compagni sono per lo più ragazze tra i 18 e i 30 anni.

E' da evidenziare come sia in crescita il fenomeno del femminicidio a scapito delle più anziane ; aumentano infatti gli omicidi verso donne di età compresa tra i 71 e gli 80 anni.

Il rapporto che lega la vittima e il suo carnefice è nel 55,8% dei casi di natura sentimentale, con una relazione in corso al momento dell'omicidio o precedente. Il 63,8% evidenzia che la vittima e l'autore sono coniugi o conviventi, il 12% fidanzati e il 24% aveva intrattenuto una relazione sentimentale (matrimonio o fidanzamento) terminata prima rispetto all'omicidio.

La Convenzione di Istanbul vuole prevenire la violenza sulle donne

Nell’ottobre 2013 il Senato ha approvato il decreto legge contro il femminicidio . La normativa rientra nel quadro delineato dalla Convenzione di Istanbul , primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica.